- Aida Blanchett
Elena Tione Presidente VULVODINIA.INFO ONLUS - Qualifica professionale :
Mind-Body Health Coach per donne con dolore pelvico
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Statistica sulla diffusione delle MST ❖ Vulvodinia.info
Gio 13 Ott 2011, 17:40
Articolo tratto da Sanihelp.it - Hanno mediamente trent’anni, sono single, ma con una vita sessuale intensa, cambiando almeno un paio di partner ogni sei mesi. E non si proteggono durante i rapporti, almeno non abbastanza: è questo, infatti, l’identikit della maggior parte delle Italiane colpite da malattie veneree. E stiamo parlando di circa 4 milioni di donne.
È il quadro presentato all’ultimo congresso nazionale della Società di malattie infettive e tropicali e ottenuto dall’analisi dei dati forniti dalle due reti sentinella coordinate dall'Istituto Superiore di Sanità: una costituita da 12 centri pubblici specializzati nella diagnosi e nella cura delle malattie a trasmissione sessuale - che ha fornito elementi su circa 23 mila donne colpite trattate dal 1991 al 2008 – e una seconda rete che collega 13 laboratori pubblici di microbiologia, che ha permesso di analizzare i dati di circa 36.000 campioni raccolti da donne dal 2009 al 2011.
Una mole di informazioni che è servita per tracciare un quadro del fenomeno negli ultimi due decenni e
verificare se anche nel nostro Paese si è registrato un aumento dei
casi di infezioni sessuali, come già in altre aree europee, come
Francia, Inghilterra e Germania. Si è visto così che, mentre il numero di casi infettivi è stabile dal 1991, è invece cambiato il tipo di malattie contratte. Nel 38% dei casi si tratta di infezioni aspecifiche e vaginosi batteriche, che sono però in diminuzione, soprattutto dal 1999, mentre dal 2004 si è registrata la crescita di infezioni da condilomi (che riguardano un terzo dei casi), di Clamidia e di Herpes Genitale (ciascuno riscontrato nel 6% delle pazienti).
«Le cerviciti da Clamidia, la sifilide e la gonorrea sono
cresciute durante i primi anni del 2000, ora si sono stabilizzate»
commenta Barbara Suligoi, direttore del Centro operativo Aids dell'Iss e
responsabile dei due sistemi di sorveglianza. «Questo aumento, che è stato particolarmente evidente per la Clamidia, è in parte dovuto alle migliori tecniche diagnostiche che sono divenute progressivamente più accurate, e in parte a una diminuita percezione del rischio di infettarsi con i contatti sessuali». E proprio la Clamidia è risultata quattro volte più comune nelle under 25, con un rischio di contagio 7 volte maggiore nelle donne che dichiarano di aver avuto negli ultimi sei mesi due o più partner.
Un rischio così sottovalutato che la rete di laboratori ha identificato un 40% di donne contagiate da Clamidia ma che non riferivano alcun sintomo e che con tutta probabilità avrebbero trascurato l’infezione, favorendone ulteriormente la diffusione e rischiando anche gravi complicanze. «Le malattie sessuali aumentano di 20 volte la probabilità di sterilità nelle trentenni» avverte la dottoressa Suligoi.
Anche l’HIV è tutt’altro che un ricordo: Il 65% delle donne che hanno avuto una diagnosi di malattie sessualmente trasmissibile si
è sottoposto anche al test per l'Hiv. Il 5% è risultato positivo, ma in
un caso su tre si trattava di donne che non avevano neppure il sospetto
di essere sieropositive eppure: « L'Hiv è sempre più un problema che riguarda tutta la popolazione, in particolar modo le donne: con un rapporto sessuale a rischio, infatti, la probabilità che la donna diventi sieropositiva è otto volte maggiore rispetto
a quella del partner» rivela la dottoressa Anna Orani, già direttore
struttura complessa Malattie infettive Ospedale di Lecco. Si rinnova,
quindi, l’invito a proteggersi con il preservativo durante i rapporti sessuali, soprattutto se occasionali.
È il quadro presentato all’ultimo congresso nazionale della Società di malattie infettive e tropicali e ottenuto dall’analisi dei dati forniti dalle due reti sentinella coordinate dall'Istituto Superiore di Sanità: una costituita da 12 centri pubblici specializzati nella diagnosi e nella cura delle malattie a trasmissione sessuale - che ha fornito elementi su circa 23 mila donne colpite trattate dal 1991 al 2008 – e una seconda rete che collega 13 laboratori pubblici di microbiologia, che ha permesso di analizzare i dati di circa 36.000 campioni raccolti da donne dal 2009 al 2011.
Una mole di informazioni che è servita per tracciare un quadro del fenomeno negli ultimi due decenni e
verificare se anche nel nostro Paese si è registrato un aumento dei
casi di infezioni sessuali, come già in altre aree europee, come
Francia, Inghilterra e Germania. Si è visto così che, mentre il numero di casi infettivi è stabile dal 1991, è invece cambiato il tipo di malattie contratte. Nel 38% dei casi si tratta di infezioni aspecifiche e vaginosi batteriche, che sono però in diminuzione, soprattutto dal 1999, mentre dal 2004 si è registrata la crescita di infezioni da condilomi (che riguardano un terzo dei casi), di Clamidia e di Herpes Genitale (ciascuno riscontrato nel 6% delle pazienti).
«Le cerviciti da Clamidia, la sifilide e la gonorrea sono
cresciute durante i primi anni del 2000, ora si sono stabilizzate»
commenta Barbara Suligoi, direttore del Centro operativo Aids dell'Iss e
responsabile dei due sistemi di sorveglianza. «Questo aumento, che è stato particolarmente evidente per la Clamidia, è in parte dovuto alle migliori tecniche diagnostiche che sono divenute progressivamente più accurate, e in parte a una diminuita percezione del rischio di infettarsi con i contatti sessuali». E proprio la Clamidia è risultata quattro volte più comune nelle under 25, con un rischio di contagio 7 volte maggiore nelle donne che dichiarano di aver avuto negli ultimi sei mesi due o più partner.
Un rischio così sottovalutato che la rete di laboratori ha identificato un 40% di donne contagiate da Clamidia ma che non riferivano alcun sintomo e che con tutta probabilità avrebbero trascurato l’infezione, favorendone ulteriormente la diffusione e rischiando anche gravi complicanze. «Le malattie sessuali aumentano di 20 volte la probabilità di sterilità nelle trentenni» avverte la dottoressa Suligoi.
Anche l’HIV è tutt’altro che un ricordo: Il 65% delle donne che hanno avuto una diagnosi di malattie sessualmente trasmissibile si
è sottoposto anche al test per l'Hiv. Il 5% è risultato positivo, ma in
un caso su tre si trattava di donne che non avevano neppure il sospetto
di essere sieropositive eppure: « L'Hiv è sempre più un problema che riguarda tutta la popolazione, in particolar modo le donne: con un rapporto sessuale a rischio, infatti, la probabilità che la donna diventi sieropositiva è otto volte maggiore rispetto
a quella del partner» rivela la dottoressa Anna Orani, già direttore
struttura complessa Malattie infettive Ospedale di Lecco. Si rinnova,
quindi, l’invito a proteggersi con il preservativo durante i rapporti sessuali, soprattutto se occasionali.
Desidero sottolineare il fatto che se la donna contrae un'infezione, la contrae anche l'uomo , per quanto concerne la minor possibilità di essere infettati, io non ci metterei la mano sul fuoco nemmeno con 300 pubblicazioni di Pubmed: in questo articolo ci si rivolge solo alle donne come se i pericoli infettivi riguardassero solo il sesso femminile. Lo ripeto e continuerò a farlo: proteggetevi . Chi non ha a cuore la vostra e la propria protezione è una persona incosciente, immatura e anche abbastanza "stronata".
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