- Aida Blanchett
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Fitoterapia ❖ Vulvodinia.info
Sab 29 Ott 2011, 22:42
Cos’è la fitoterapia » Premessa
Il medico, per fare una prescrizione scientificamente e deontologicamente corretta del rimedio fitoterapico, deve soddisfare i seguenti requisiti:
1) conoscere nel modo il più possibile approfondito le caratteristiche fitochimiche, farmacologiche, cliniche, tossicologiche e prescrittive delle droghe vegetali;
2) prescrivere esclusivamente rimedi fitoterapici prodotti da Officine Farmaceutiche autorizzate dal Ministero della Salute e quindi garantiti per tutti i criteri di qualità richiesti. Infatti solo se essi vengono rispettati in toto il rimedio prescritto può considerarsi una fitomedicina;
3) pretendere che il farmacista dispensi unicamente i prodotti che soddisfano totalmente i suddetti requisiti, instaurando con lui una collaborazione la più stretta possibile.
Oltre a ciò, il farmacista deve acquistare e dispensare solo prodotti conformi alla Farmacopea e conservarli e manipolarli in locali sani e protetti da umidità, luce e calore eccessivi.
Il cittadino correttamente informato sulla fitoterapia e sui prodotti fitoterapici potrà pretendere che il medico gli prescriva e che il farmacista gli venda un rimedio qualitativamente adeguato. Oggi questo purtroppo non accade, essenzialmente perché la gente non conosce le potenzialità delle piante medicinali e soprattutto i loro limiti e la loro eventuale pericolosità. Inoltre il cittadino non conosce quali caratteristiche deve avere un prodotto a base di piante medicinali per essere considerato un prodotto di buona qualità. Infatti nel mercato italiano attuale solo pochissimi produttori soddisfano in toto i criteri qualitativi indicati finora, ragion per cui è molto importante fornire al medico, al farmacista e al cittadino tutti i parametri utili per valutare l’appartenenza o meno del prodotto in esame alla categoria delle fitomedicine e non piuttosto a quella, ben più grande dal punto di vista numerico, dei prodotti che potremmo definire esclusivamente salutistici.
In ultima analisi siamo convinti che la fitoterapia potrà assumere la dignità terapeutica che le compete solo se il medico, il farmacista e il cittadino approfondiranno le loro conoscenze in merito e prescriveranno, dispenseranno e utilizzeranno rimedi che rispondano a tutti i criteri di qualità che sono stati più sopra elencati, e come tali atti a garantire al prodotto conformità, efficacia e standardizzazione.
Cos’è la fitoterapia » Il fitocomplesso
Questo è senza dubbio il concetto più importante che chi si avvicina alla fitoterapia deve conoscere.
Ogni pianta medicinale ha una sua propria composizione chimica, definita con precisione in questi ultimi anni grazie ad apparecchiature sofisticate. Essa comprende un numero più o meno grande di sostanze chimiche, la maggior parte delle quali dotate di una loro propria attività medicamentosa, mentre alcune sono considerate inerti, ad esempio cellulosa e lignine. Esse prese tutte assieme formano appunto quello che si definisce fitocomplesso. Esso nella sua globalità è il responsabile delle proprietà salutari di una pianta medicinale, che possono essere diverse da quelle di uno o più dei suoi componenti presi isolatamente.
Proprio questo concetto ci spiega perché ogni pianta possieda un’azione medicamentosa considerata predominante e delle altre azioni dette secondarie, talvolta anche assai diverse da quella principale. Il fitocomplesso inoltre è il principale responsabile della tollerabilità di questi rimedi, che in genere è ottima.
Questo concetto è assai diverso da quello che regola il settore dei farmaci tradizionali, nel quale si mette l’accento sul principio attivo singolo e sulle sue potenzialità terapeutiche, cosicché il farmaco di sintesi deve in genere la sua azione ad una sola molecola, essendo gli altri suoi componenti rappresentati da eccipienti inerti.
Cos’è la fitoterapia » Le fitomedicine
È l’Organizzazione Mondiale della Sanità a fornire la definizione di fitomedicine: ” ...prodotti medicinali finiti, provvisti di etichetta, che contengono come principi attivi esclusivamente delle piante o delle associazioni di piante allo stato grezzo sotto forma di preparati. Comprendono anche succhi, gomme, frazioni lipidiche, oli essenziali e tutte le altre sostanze di questo genere. Le fitomedicine possono contenere oltre ai principi attivi anche degli eccipienti".
Quindi secondo questa descrizione non sono da considerarsi fitomedicine le specialità medicinali che contengono principi attivi isolati chimicamente identificati, anche se isolati dalle piante, poiché in questo caso non è più rispettato il concetto di fitocomplesso.
La legislazione comunitaria attuale considera le fitomedicine farmaci a tutti gli effetti, per cui la loro vendita è autorizzata solo se:
1) è dimostrata la loro sicurezza ed efficacia;
2) sono fabbricate in ottemperanza alle regole di buona qualità;
3) sono confezionate ed etichettate secondo le disposizioni vigenti nella CEE;
4) sono prescritte e distribuite da operatori sanitari all’uopo qualificati (medico e farmacista).
Tuttavia l’Art. 8 della direttiva CEE 65/65 EEC precisa che "per la registrazione di fitomedicine non è necessario produrre i risultati di test farmacotossicologici e i risultati di sperimentazioni cliniche se, attraverso dettagliati riferimenti alla letteratura scientifica pubblicata, è dimostrabile che i costituenti sono di impiego tradizionale con efficacia riconosciuta e con un accettabile grado di sicurezza d’impiego".
Nel 1988 è stata pubblicata la "Guideline on the quality of herbal medicine products", la quale stabilisce che ”di ogni pianta medicinale inclusa nel prodotto devono essere indicati il luogo di raccolta, il periodo di coltivazione e lo stadio di crescita al momento della raccolta, i trattamenti effettuati nel corso della coltivazione, i procedimenti di essicamento, le condizioni di immagazzinamento e i controlli effettuati per quanto riguarda la qualità microbiologica, i residui di pesticidi e i fumiganti, i contaminanti radioattivi e metallici e gli adulteranti”.
In sintonia con quanto indicato nelle ”Guideline on the quality of herbal medicine products” l’allegato 3 della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana prescrive che: ”Le droghe vegetali devono essere fornite alla farmacia in confezione integra, recante in etichetta le seguenti indicazioni:
1) nome e indirizzo del produttore o del responsabile della commercializzazione;
2) denominazione della droga e nome botanico della pianta secondo il nome scientifico della pianta ufficialmente riconosciuto ed accettato dalle Farmacopee o da documenti scientifici particolarmente qualificati, con eventuale indicazione, in parentesi, dei sinonimi più utilizzati;
3) luogo di origine della droga;
4) se ottenuta da pianta spontanea o coltivata;
5) data di raccolta, data di confezionamento e data limite di utilizzazione;
6) numero del lotto di lavorazione;
7) forma di presentazione della droga.
Devono altresì essere fornite le informazioni relative a:
a) il titolo, che deve essere riferito al o ai principi attivi o costituenti caratteristici o ad altri caratteri specifici, riportati nelle singole monografie o comunque utili, se richiesti, ai fini di un idoneo impiego in terapia o in farmacia.
l’Allegato 5 della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana prescrive che per le droghe vegetali e per le loro miscele dovrà esigersi:
1) non più di 10 alla settima u.f.c./g. per i batteri aerobi, 10 alla quarta u.f.c./g. per i lieviti e le muffe ed assenza di Salmonella in 10g., se impiegate per infuso o decotto, salvo indicazione diversa nelle singole monografie;
2) non più di 10 alla quinta u.f.c./g. per i batteri aerobi, 10 alla terza u.f.c./g. per i lieviti e le muffe ed assenza di Salmonella in 10 g., per le altre preparazioni per uso interno. l’eventuale impiego di fumiganti dovrà essere dichiarato;
3) per le aflatossine, determinate con un metodo analitico di sensibilità adeguata, dovranno esigersi limiti di accettabilità di 5 p.p.b. per l’aflatossina B1 e di 10 p.p.b. per le aflatossine totali;
4) per i metalli pesanti dovranno esigersi limiti di accettabilità non superiori a 3 mg/kg per il piombo, 0,5 mg/kg per il cadmio e 0,3 mg/kg per il mercurio;
5) per la radioattività dovranno esigersi sul prodotto tal quale, limiti di accettabilità di 600 Bq/kg (16,2 nCi/kg), per il cesio 134 e il cesio 137;
6) per le droghe vegetali dovrà esigersi il rispetto delle quantità massime di residui delle sostanze attive dei prodotti fitosanitari (registrati come presidi sanitari), tollerate nei prodotti destinati all’alimentazione (ordinanza ministeriale n. 57 del 18 Luglio 1990, suppl. G.U. n. 202 del 30 Agosto 1990 e successivi, eventuali aggiornamenti).
Cos’è la fitoterapia » Effetti collaterali e interazioni
Istituzioni di elevato valore scientifico segnalano un numero crescente di eventi avversi conseguenti all’uso volontario o involontario di prodotti "naturali" che in alcuni casi ha portato a conseguenze anche molto gravi:
* Interazione tra prodotto e terapia in corso:
Ecco alcuni esempi:
1. Significativa riduzione dei livelli plasmatici di ciclosporina in pazienti trapiantati che avevano assunto autonomamente o a cui era stato prescritto Hypericum perforatum come antidepressivo, con conseguente insorgenza di crisi di rigetto.
2. Una notevole riduzione dei livelli plasmatici di digitale - con conseguente riduzione dei suoi effetti farmacologici - causata dall’estratto secco di Hypericum perforatum, l’insorgenza di ematomi subdurali o di ifema in pazienti trattati con estratto secco di Ginkgo biloba e l’elenco potrebbe allungarsi a dismisura.
* Intossicazione da abuso:
Numerosi studi hanno dimostrato che l’uso e soprattutto l’abuso dell’estratto secco di Glycyrrhiza glabra (Liquirizia) può provocare ipertensione arteriosa anche grave con iperaldosteronismo secondario, così come quello dell’estratto secco di Cola nitida o di Paullinia cupana (Guaranà) può causare ipertensione arteriosa e tachicardia e può peggiorare aritmie preesistenti, e si potrebbero fare moltissimi altri esempi.
* Danni da prescrizioni scorrette:
Numerosi studi indicano i rischi per la salute conseguenti all’utilizzo di droghe vegetali controindicate in gravidanza quali ad esempio le droghe antrachinoniche (Aloe species, Cassia species, Rhamnus frangula e altre ancora) che possono provocare danni al feto o aborto o il Panax ginseng che può provocare androgenizzazione fetale o metrorragie, e anche in questo caso gli esempi di danni alla salute per prescrizioni scorrette potrebbero essere numerosissimi.
* Intossicazione da prodotto di scarsa qualità, non controllato, contaminato:
Uno dei moltissimi esempi che si potrebbero fare consiste in un prodotto a base di propoli, che conteneva livelli di piombo 19 volte più elevati di quelli massimi ammessi o nell’uso di una droga vegetale tossica quale l’Aristolochia in prodotti naturali destinati all’età pediatrica, con insorgenza di gravi lesioni epatiche.
Se è difficile valutare la precisa entità di questo problema in Italia, si consideri che il solo Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano, principale centro di riferimento nazionale per le intossicazioni acute, ha evidenziato in modo netto un aumento delle richieste per reazioni indesiderate da prodotti naturali. l’attività del Centro, oltretutto, è resa particolarmente difficile dall’impossibilità di valutare correttamente l’attività farmacologica di prodotti per i quali non sono dichiarati né chiaramente identificabili (qualità e quantità) i componenti, né sono riportate le titolazioni dei principi attivi.
Cos’è la fitoterapia » I criteri di qualità
Come riconoscere un prodotto di qualità
Riconoscere la qualità di un prodotto a base di droghe vegetali è uno dei problemi più importanti per chi li prescrive , li dispensa o li utilizza. Un’attenta lettura dell’etichetta può permettere di capire se un prodotto rispetta i criteri qualitativi richiesti dalle farmacopee e dalla legislazione.
Elementi fondamentali dell’etichetta:
* Nome botanico della pianta in latino, seguito dal nome volgare.
* Tipo di estratto usato (es. estratto secco).
* Quantità di estratto presente espressa in milligrammi (mg).
* Titolo* in principio attivo dell’estratto presente.
* Quantità di principio attivo presente.
* posologia e modalità di somministrazione.
* Scadenza del prodotto.
Un esempio di buona etichetta:
Fonte: Società Italiana di Medicina naturale (SIMN) sito web
*Il titolo, che deve essere riferito al o ai principi attivi o costituenti caratteristici o ad altri caratteri specifici, riportati nelle singole monografie o comunque utili, se richiesti, ai fini di un idoneo impiego in terapia o in farmacia. In pratica la titolazione consente di valutare con precisione non solo la presenza ma anche la quantità di una o più componenti del fitocomplesso ritenuti più importanti ai fini terapeutici. Tale quantità non deve essere inferiore al livello minimo fissato dalla Farmacopea, altrimenti l’estratto non può esplicare un’adeguata attività terapeutica. Grazie alla titolazione è possibile standardizzare il prodotto, in modo che esso sia sempre uguale a se stesso, con ovvi vantaggi per la costanza e la riproducibilità dell’effetto medicamentoso.Il medico, per fare una prescrizione scientificamente e deontologicamente corretta del rimedio fitoterapico, deve soddisfare i seguenti requisiti:
1) conoscere nel modo il più possibile approfondito le caratteristiche fitochimiche, farmacologiche, cliniche, tossicologiche e prescrittive delle droghe vegetali;
2) prescrivere esclusivamente rimedi fitoterapici prodotti da Officine Farmaceutiche autorizzate dal Ministero della Salute e quindi garantiti per tutti i criteri di qualità richiesti. Infatti solo se essi vengono rispettati in toto il rimedio prescritto può considerarsi una fitomedicina;
3) pretendere che il farmacista dispensi unicamente i prodotti che soddisfano totalmente i suddetti requisiti, instaurando con lui una collaborazione la più stretta possibile.
Oltre a ciò, il farmacista deve acquistare e dispensare solo prodotti conformi alla Farmacopea e conservarli e manipolarli in locali sani e protetti da umidità, luce e calore eccessivi.
Il cittadino correttamente informato sulla fitoterapia e sui prodotti fitoterapici potrà pretendere che il medico gli prescriva e che il farmacista gli venda un rimedio qualitativamente adeguato. Oggi questo purtroppo non accade, essenzialmente perché la gente non conosce le potenzialità delle piante medicinali e soprattutto i loro limiti e la loro eventuale pericolosità. Inoltre il cittadino non conosce quali caratteristiche deve avere un prodotto a base di piante medicinali per essere considerato un prodotto di buona qualità. Infatti nel mercato italiano attuale solo pochissimi produttori soddisfano in toto i criteri qualitativi indicati finora, ragion per cui è molto importante fornire al medico, al farmacista e al cittadino tutti i parametri utili per valutare l’appartenenza o meno del prodotto in esame alla categoria delle fitomedicine e non piuttosto a quella, ben più grande dal punto di vista numerico, dei prodotti che potremmo definire esclusivamente salutistici.
In ultima analisi siamo convinti che la fitoterapia potrà assumere la dignità terapeutica che le compete solo se il medico, il farmacista e il cittadino approfondiranno le loro conoscenze in merito e prescriveranno, dispenseranno e utilizzeranno rimedi che rispondano a tutti i criteri di qualità che sono stati più sopra elencati, e come tali atti a garantire al prodotto conformità, efficacia e standardizzazione.
Cos’è la fitoterapia » Il fitocomplesso
Questo è senza dubbio il concetto più importante che chi si avvicina alla fitoterapia deve conoscere.
Ogni pianta medicinale ha una sua propria composizione chimica, definita con precisione in questi ultimi anni grazie ad apparecchiature sofisticate. Essa comprende un numero più o meno grande di sostanze chimiche, la maggior parte delle quali dotate di una loro propria attività medicamentosa, mentre alcune sono considerate inerti, ad esempio cellulosa e lignine. Esse prese tutte assieme formano appunto quello che si definisce fitocomplesso. Esso nella sua globalità è il responsabile delle proprietà salutari di una pianta medicinale, che possono essere diverse da quelle di uno o più dei suoi componenti presi isolatamente.
Proprio questo concetto ci spiega perché ogni pianta possieda un’azione medicamentosa considerata predominante e delle altre azioni dette secondarie, talvolta anche assai diverse da quella principale. Il fitocomplesso inoltre è il principale responsabile della tollerabilità di questi rimedi, che in genere è ottima.
Questo concetto è assai diverso da quello che regola il settore dei farmaci tradizionali, nel quale si mette l’accento sul principio attivo singolo e sulle sue potenzialità terapeutiche, cosicché il farmaco di sintesi deve in genere la sua azione ad una sola molecola, essendo gli altri suoi componenti rappresentati da eccipienti inerti.
Cos’è la fitoterapia » Le fitomedicine
È l’Organizzazione Mondiale della Sanità a fornire la definizione di fitomedicine: ” ...prodotti medicinali finiti, provvisti di etichetta, che contengono come principi attivi esclusivamente delle piante o delle associazioni di piante allo stato grezzo sotto forma di preparati. Comprendono anche succhi, gomme, frazioni lipidiche, oli essenziali e tutte le altre sostanze di questo genere. Le fitomedicine possono contenere oltre ai principi attivi anche degli eccipienti".
Quindi secondo questa descrizione non sono da considerarsi fitomedicine le specialità medicinali che contengono principi attivi isolati chimicamente identificati, anche se isolati dalle piante, poiché in questo caso non è più rispettato il concetto di fitocomplesso.
La legislazione comunitaria attuale considera le fitomedicine farmaci a tutti gli effetti, per cui la loro vendita è autorizzata solo se:
1) è dimostrata la loro sicurezza ed efficacia;
2) sono fabbricate in ottemperanza alle regole di buona qualità;
3) sono confezionate ed etichettate secondo le disposizioni vigenti nella CEE;
4) sono prescritte e distribuite da operatori sanitari all’uopo qualificati (medico e farmacista).
Tuttavia l’Art. 8 della direttiva CEE 65/65 EEC precisa che "per la registrazione di fitomedicine non è necessario produrre i risultati di test farmacotossicologici e i risultati di sperimentazioni cliniche se, attraverso dettagliati riferimenti alla letteratura scientifica pubblicata, è dimostrabile che i costituenti sono di impiego tradizionale con efficacia riconosciuta e con un accettabile grado di sicurezza d’impiego".
Nel 1988 è stata pubblicata la "Guideline on the quality of herbal medicine products", la quale stabilisce che ”di ogni pianta medicinale inclusa nel prodotto devono essere indicati il luogo di raccolta, il periodo di coltivazione e lo stadio di crescita al momento della raccolta, i trattamenti effettuati nel corso della coltivazione, i procedimenti di essicamento, le condizioni di immagazzinamento e i controlli effettuati per quanto riguarda la qualità microbiologica, i residui di pesticidi e i fumiganti, i contaminanti radioattivi e metallici e gli adulteranti”.
In sintonia con quanto indicato nelle ”Guideline on the quality of herbal medicine products” l’allegato 3 della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana prescrive che: ”Le droghe vegetali devono essere fornite alla farmacia in confezione integra, recante in etichetta le seguenti indicazioni:
1) nome e indirizzo del produttore o del responsabile della commercializzazione;
2) denominazione della droga e nome botanico della pianta secondo il nome scientifico della pianta ufficialmente riconosciuto ed accettato dalle Farmacopee o da documenti scientifici particolarmente qualificati, con eventuale indicazione, in parentesi, dei sinonimi più utilizzati;
3) luogo di origine della droga;
4) se ottenuta da pianta spontanea o coltivata;
5) data di raccolta, data di confezionamento e data limite di utilizzazione;
6) numero del lotto di lavorazione;
7) forma di presentazione della droga.
Devono altresì essere fornite le informazioni relative a:
a) il titolo, che deve essere riferito al o ai principi attivi o costituenti caratteristici o ad altri caratteri specifici, riportati nelle singole monografie o comunque utili, se richiesti, ai fini di un idoneo impiego in terapia o in farmacia.
l’Allegato 5 della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana prescrive che per le droghe vegetali e per le loro miscele dovrà esigersi:
1) non più di 10 alla settima u.f.c./g. per i batteri aerobi, 10 alla quarta u.f.c./g. per i lieviti e le muffe ed assenza di Salmonella in 10g., se impiegate per infuso o decotto, salvo indicazione diversa nelle singole monografie;
2) non più di 10 alla quinta u.f.c./g. per i batteri aerobi, 10 alla terza u.f.c./g. per i lieviti e le muffe ed assenza di Salmonella in 10 g., per le altre preparazioni per uso interno. l’eventuale impiego di fumiganti dovrà essere dichiarato;
3) per le aflatossine, determinate con un metodo analitico di sensibilità adeguata, dovranno esigersi limiti di accettabilità di 5 p.p.b. per l’aflatossina B1 e di 10 p.p.b. per le aflatossine totali;
4) per i metalli pesanti dovranno esigersi limiti di accettabilità non superiori a 3 mg/kg per il piombo, 0,5 mg/kg per il cadmio e 0,3 mg/kg per il mercurio;
5) per la radioattività dovranno esigersi sul prodotto tal quale, limiti di accettabilità di 600 Bq/kg (16,2 nCi/kg), per il cesio 134 e il cesio 137;
6) per le droghe vegetali dovrà esigersi il rispetto delle quantità massime di residui delle sostanze attive dei prodotti fitosanitari (registrati come presidi sanitari), tollerate nei prodotti destinati all’alimentazione (ordinanza ministeriale n. 57 del 18 Luglio 1990, suppl. G.U. n. 202 del 30 Agosto 1990 e successivi, eventuali aggiornamenti).
Cos’è la fitoterapia » Effetti collaterali e interazioni
Istituzioni di elevato valore scientifico segnalano un numero crescente di eventi avversi conseguenti all’uso volontario o involontario di prodotti "naturali" che in alcuni casi ha portato a conseguenze anche molto gravi:
* Interazione tra prodotto e terapia in corso:
Ecco alcuni esempi:
1. Significativa riduzione dei livelli plasmatici di ciclosporina in pazienti trapiantati che avevano assunto autonomamente o a cui era stato prescritto Hypericum perforatum come antidepressivo, con conseguente insorgenza di crisi di rigetto.
2. Una notevole riduzione dei livelli plasmatici di digitale - con conseguente riduzione dei suoi effetti farmacologici - causata dall’estratto secco di Hypericum perforatum, l’insorgenza di ematomi subdurali o di ifema in pazienti trattati con estratto secco di Ginkgo biloba e l’elenco potrebbe allungarsi a dismisura.
* Intossicazione da abuso:
Numerosi studi hanno dimostrato che l’uso e soprattutto l’abuso dell’estratto secco di Glycyrrhiza glabra (Liquirizia) può provocare ipertensione arteriosa anche grave con iperaldosteronismo secondario, così come quello dell’estratto secco di Cola nitida o di Paullinia cupana (Guaranà) può causare ipertensione arteriosa e tachicardia e può peggiorare aritmie preesistenti, e si potrebbero fare moltissimi altri esempi.
* Danni da prescrizioni scorrette:
Numerosi studi indicano i rischi per la salute conseguenti all’utilizzo di droghe vegetali controindicate in gravidanza quali ad esempio le droghe antrachinoniche (Aloe species, Cassia species, Rhamnus frangula e altre ancora) che possono provocare danni al feto o aborto o il Panax ginseng che può provocare androgenizzazione fetale o metrorragie, e anche in questo caso gli esempi di danni alla salute per prescrizioni scorrette potrebbero essere numerosissimi.
* Intossicazione da prodotto di scarsa qualità, non controllato, contaminato:
Uno dei moltissimi esempi che si potrebbero fare consiste in un prodotto a base di propoli, che conteneva livelli di piombo 19 volte più elevati di quelli massimi ammessi o nell’uso di una droga vegetale tossica quale l’Aristolochia in prodotti naturali destinati all’età pediatrica, con insorgenza di gravi lesioni epatiche.
Se è difficile valutare la precisa entità di questo problema in Italia, si consideri che il solo Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano, principale centro di riferimento nazionale per le intossicazioni acute, ha evidenziato in modo netto un aumento delle richieste per reazioni indesiderate da prodotti naturali. l’attività del Centro, oltretutto, è resa particolarmente difficile dall’impossibilità di valutare correttamente l’attività farmacologica di prodotti per i quali non sono dichiarati né chiaramente identificabili (qualità e quantità) i componenti, né sono riportate le titolazioni dei principi attivi.
Cos’è la fitoterapia » I criteri di qualità
Come riconoscere un prodotto di qualità
Riconoscere la qualità di un prodotto a base di droghe vegetali è uno dei problemi più importanti per chi li prescrive , li dispensa o li utilizza. Un’attenta lettura dell’etichetta può permettere di capire se un prodotto rispetta i criteri qualitativi richiesti dalle farmacopee e dalla legislazione.
Elementi fondamentali dell’etichetta:
* Nome botanico della pianta in latino, seguito dal nome volgare.
* Tipo di estratto usato (es. estratto secco).
* Quantità di estratto presente espressa in milligrammi (mg).
* Titolo* in principio attivo dell’estratto presente.
* Quantità di principio attivo presente.
* posologia e modalità di somministrazione.
* Scadenza del prodotto.
Un esempio di buona etichetta:
Fonte: Società Italiana di Medicina naturale (SIMN) sito web
Cos’è la fitoterapia » Le forme farmaceutiche disponibili
I preparati disponibili possono essere schematicamente suddivisi in tre grandi categorie e cioé:
1) preparazioni ottenute partendo da pianta essiccata:
- tisane, infusi e decotti
- polveri micronizzate e non
- estratti fluidi
- estratti secchi
2) preparazioni ottenute partendo da pianta fresca:
- tinture madri
- macerati glicerinati
- succhi di pianta fresca
3) preparazioni per distillazione o spremitura:
- oli essenziali
1) PREPARAZIONI OTTENUTE PARTENDO DA PIANTA ESSICCATA
INFUSO
Si prepara a partire da piante essiccate ridotte a pezzi più o meno piccoli mediante lavorazioni meccaniche. È possibile usare una sola pianta o più piante mescolate tra loro. Si mette il materiale in un contenitore adatto, vi si versa sopra acqua bollente e si lascia raffreddare per alcuni minuti. A questo punto si filtra tramite garza senza comprimere e si beve il liquido risultante. Generalmente si adoperano da due a dieci parti di pianta essiccata per preparare cento parti di infuso.
DECOTTO
Si prepara a partire da piante essiccate ridotte a pezzi più o meno piccoli tramite lavorazioni meccaniche. È possibile usare una sola pianta o più piante mescolate tra loro. Tale materiale si mette in acqua e si porta fino ad ebollizione, poi si lascia raffreddare, si filtra tramite garza senza comprimere e si beve il liquido risultante. Generalmente si adoperano da due a cinque parti di pianta essiccata per preparare cento parti di decotto. Tale metodica di preparazione non deve mai essere applicata a piante contenenti principi attivi volatili.
TISANA
Si prepara a partire da piante essiccate ridotte a pezzi più o meno piccoli tramite lavorazioni meccaniche. Una tisana è composta da una miscela di piante medicinali, tra le quali distinguiamo il rimedio base, composto da una o più piante medicinali la cui azione medicamentosa è quella più importante, l’adiuvante, rappresentato da una pianta che ha lo scopo di rinforzare l’effetto del rimedio base, il correttivo, composto da una o più piante che hanno la funzione di migliorare il sapore della tisana. Generalmente per preparare un litro di tisana si usano da dieci a venti grammi di piante essiccate, ragion per cui essa rappresenta un medicamento che contiene piccole quantità di fitocomplesso e può quindi essere assunto, anche abitualmente, senza timore di effetti collaterali. La tisana può essere preparata per infusione, per decozione, per macerazione o anche, in certi casi, per semplice soluzione. È consigliabile conservare le piante in scatole di legno o di cartone, attraverso le quali non passi la luce.
In genere infusi, decotti e tisane vanno bevuti al momento della preparazione o entro poche ore da essa, poiché sono forme farmaceutiche facilmente deperibili. Infatti esse fermentano facilmente, soprattutto in estate o se si trovano vicine a fonti di calore, e ciò può compromettere la struttura del fitocomplesso e quindi le caratteristiche curative del prodotto stesso.
È importante sottolineare che queste forme farmaceutiche sono ottenuti con un’estrazione acquosa del fitocomplesso, per cui sono utilizzabili solo se i costituenti del fitocomplesso o almeno la maggior parte di essi sono solubili in acqua. Inoltre il calore dell’acqua bollente può alterare i principi attivi presenti nella pianta, riducendo in tal modo la sua efficacia. In genere le tisane hanno un’azione curativa blanda.
POLVERE
È una forma farmaceutica ottenuta a partire da pianta essiccata, che viene ridotta in polvere tramite macinazione. Le polveri possono essere semplici, se contengono un solo componente, o composte se ne contengono più di uno. Le polveri micronizzate si ottengono macinando opportunamente la pianta essiccata e sottoponendo poi il prodotto ottenuto a setacciatura, raggiungendo in tal modo una granulometria molto fine ed uniforme. Il loro componente predominante dal punto di vista quantitativo è costituito dai materiali di struttura del vegetale, in particolare cellulosa e lignine, mentre i principi attivi sono presenti in quantità piuttosto limitata, non oltre il 10% del peso del prodotto finito. Ciò è vero anche per le cosiddette polveri criofrantumate, ottenute sempre per lavorazione della pianta in toto ma a temperature molto basse, in genere a -60°C. Il vantaggio di questa tecnica e quello di non causare alterazioni nel fitocomplesso ad opera del calore, che si sviluppa invece durante la lavorazione tradizionale, e questo è particolarmente vero per piante che hanno dimostrato di temere le alte temperature, in particolare quelle ricche di oli essenziali. Le polveri hanno un’azione curativa che può considerarsi discreta.
ESTRATTO FLUIDO
Si prepara a partire da pianta essiccata, mettendola a macerare in un solvente apposito, generalmente alcool etilico e acqua, per determinati periodi di tempo. È un prodotto piuttosto valido, poiché l’alcool è in grado di estrarre la quasi totalità del fitocomplesso presente nella pianta di partenza. Durante la conservazione esso può lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Esso è dotato di un grado alcoolico che nella maggior parte dei casi oscilla tra i 20 e i 30°C, ma che alcune volte può raggiungere anche i 60°C. Come tutte le forme liquide, va assunto diluendolo in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca. Gli svantaggi dell’estratto fluido sono rappresentati dal suo elevato contenuto di alcool e dal fatto che i principi attivi in esso contenuti sono notevolmente diluiti dalla soluzione di alcool e acqua che costituisce la grande maggioranza del preparato. l’estratto fluido ha un’azione curativa che può considerarsi discreta.
ESTRATTO SECCO
Si prepara in genere partendo dall’estratto fluido, che poi viene fatto evaporare con metodiche sofisticate quali la nebulizzazione, fino ad ottenere una polvere finissima ed impalpabile, che è rappresentata in pratica solo dal fitocomplesso tipico di quella pianta. Esso è assai più concentrato rispetto all’estratto fluido da cui deriva. Grazie a questa sua concentrazione e purezza, è possibile procedere alla titolazione, che consiste nel valutare, con tecniche particolarmente sofisticate, non solo la presenza del o dei principi attivi ricercati, ma anche di determinarne esattamente la quantità. In questo modo si ottiene un prodotto di tipo farmaceutico, poiché è possibile determinare le sostanze in esso presenti e di misurarne con precisione la quantità, ottenendo così un rimedio standardizzato e quindi sempre uguale in ogni lotto utilizzato. La dimensione molto piccola dei suoi granuli lo rende molto biodisponibile, perché ne facilita sia l’assorbimento sia l’utilizzazione da parte dell’organismo. Oggi l’estratto secco titolato e standardizzato è considerato il prodotto fitoterapico migliore. l’estratto secco è dotato di un’azione curativa ottimale.
2) PREPARAZIONI OTTENUTE PARTENDO DA PIANTA FRESCA
TINTURA MADRE
Si prepara mettendo la pianta allo stato fresco, quindi entro poche ore dalla sua raccolta, a macerare in un solvente apposito, generalmente alcool etilico e acqua, per un determinato periodo di tempo. Il liquido viene poi diluito con acqua e alcool secondo la proporzione di nove parti di acqua e alcool e una parte di estratto e viene utilizzato soprattutto in omeopatia. Per la preparazione delle tinture madri si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea Francese o in quella Tedesca, poiché la Farmacopea Italiana non le prende ancora in considerazione. È dotata di un grado alcoolico che in genere è compreso tra i 50 e i 70°C. Durante la conservazione essa può lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Come tutte le forme liquide, va assunta diluendola in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca. Gli svantaggi della tintura madre sono rappresentati dal suo elevato contenuto di alcool e dal fatto che i principi attivi in esso contenuti sono notevolmente diluiti dalla soluzione di alcool e acqua che costituisce la quasi totalità del preparato. Le tinture madri hanno un’azione curativa piuttosto blanda.
MACERATO GLICERINATO
Si prepara mettendo a macerare in una miscela di acqua (20%) alcool (30%) e glicerina (50%) le parti più giovani della pianta: le gemme, i giovani getti non più lunghi di 5 cm e talvolta le giovani radici, per determinati periodi di tempo. Il liquido viene poi diluito con acqua, alcool e glicerina secondo la proporzione di nove parti di acqua, alcool e glicerina e una parte di estratto e viene utilizzato soprattutto in omeopatia. Per la preparazione dei macerati glicerinati si fa riferimento a quanto indicato nella Farmacopea Francese, poiché la Farmacopea Italiana non li prende ancora in considerazione. È dotato di un grado alcoolico di 30°C. Durante la conservazione esso può lasciare un leggero deposito sul fondo del contenitore. Come tutte le forme liquide, va assunto diluendolo in poca acqua non gasata a temperatura ambiente e tenuta in bocca per almeno un minuto, allo scopo di favorire l’assorbimento attraverso la mucosa della bocca. Gli svantaggi del macerato glicerinato sono rappresentati dal suo elevato contenuto di alcool e dal fatto che i principi attivi in esso contenuti sono notevolmente diluiti dalla soluzione di alcool e acqua che costituisce la quasi totalità del preparato. Nonostante questo i macerati glicerinati hanno un’azione curativa discreta.
SUCCHI DI PIANTA FRESCA
Sono preparati ottenuti meccanicamente per pressione della pianta fresca, preventivamente frantumata, e sono costituiti dai liquidi presenti nei tessuti vegetali. Essi sono commercializzati sotto vuoto senza l’aggiunta di coloranti o conservanti, e sono una forma molto semplice di somministrazione delle piante medicinali, che può essere paragonata alle polveri. Su queste hanno però il vantaggio di non aver subito l’essiccamento, capace di provocare alterazioni enzimatiche di alcuni componenti. Questo prodotto è però facilmente deperibile, per cui viene commercializzato sotto vuoto e, una volta aperto, deve essere consumato nel più breve tempo possibile e conservato al freddo. I succhi hanno un’azione curativa discreta.
OLI ESSENZIALI O ESSENZE
Sono forme farmaceutiche ottenute per distillazione in corrente di vapore o per spremitura di una pianta fresca oppure essiccata. Recentemente è stata messa a punto una tecnica di estrazione basata sui gas supercritici, che da un prodotto migliore ma molto più costoso. l’olio essenziale ottenuto è una miscela di sostanze organiche, spesso volatili, con odore aromatico caratteristico e in genere piuttosto penetrante. Gli oli essenziali sono poco stabili: all’aria, alla luce e al calore si ossidano diventando scuri, più densi e di odore meno gradevole. Gli oli essenziali sono lipofili, cioè capaci di penetrare anche in tessuti contenenti elevate quantità di sostanze grasse, generalmente liquidi, assai poco solubili in acqua ma solubili nei solventi dei grassi come alcool, etere, cloroformio e nei grassi stessi come olio di mandorle, oli di oliva e/o di semi ecc. La loro lipofilia ne consente la penetrazione nel sangue in quantità significative anche se usati per via esterna. È necessario accertarsi che gli oli essenziali usati siano purissimi e prodotti quindi da officine farmaceutiche, poiché quelli sofisticati e quelli sintetici possono essere molto più tossici. Recentemente sono stati messi a punto i cosiddetti oli essenziali microincapsulati, che si presentano come una polvere nella quale gli oli essenziali vengono fatti assorbire a particelle di materiali inerti. Gli oli essenziali hanno un’azione curativa ottimale, ma possono essere facilmente tossici se usati in modo non corretto.
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