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Aida Blanchett
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Mar 02 Nov 2010, 20:33
Il fenomeno dello "sprouting" è in soldoni il verificarsi di un'anomala "germogliazione" delle piccole fibre nervose periferiche della cute e delle mucose. Sprouting è proprio "il germogliare". Le piccole fibre nervose si moltiplicano e ramificano in modo anomalo a seguito del viraggio degli stimoli tattili da nocicettivi a neuropatici. Vi allego un pdf in cui c'è anche una foto, rifertita però alla cute. Leggetevelo!  friend 
Ecco quello che si legge su Wikipedia, con illustrazioni esplicative:

Il dolore può essere considerato una sottocategoria di sensazioni somatiche associate a danno in atto o potenziale o espresse in termini di danno. Si tratta quindi essenzialmente di un meccanismo di difesa che sfrutta proprio a tal fine le vie del sistema limbico che conferiscono al dolore una forte componente emozionale. Per questa ragione la percezione del dolore risulta molto soggettiva. Le vie nervose e biochimiche attivate dalla sensazione dolorifica creano una serie di risposte molto complesse e articolate che coinvolgono il sistema endocrino e il sistema immunitario. Si spiegano così fenomeni come il trauma postoperatorio, quell'insieme di fenomeni, cioè, che incorrono dopo stimolazione nocicettiva prolungata e che comprendono essenzialmente maggiore suscettibilità alle infezioni, orientamento catabolico del metabolismo e squilibri omeostatici.

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Modello fisiologico di dolore

Indice
1 Corteccia cerebrale e sistema limbico
2 Sistema limbico e dolore
3 Dolore acuto e cronico
3.1 Modelli di dolore acuto e cronico
3.2 Reazioni ai segnali nervosi algogeni
3.3 Nocicettori, trasmissione dei segnali
3.4 Nocicettori e sostanze
4 Dolore cronico
4.1 Cronicizzazione
4.1.1 Cronicizzazione periferica
4.1.2 Cronicizzazione spinale
4.1.3 Cronicizzazione limbica
5 Cause di dolore
6 Bibliografia


Corteccia cerebrale e sistema limbico
Gli stimoli algogeni (dolorifici, nocicettivi) sono percepiti come tali a livello della corteccia cerebrale, dopo essere stati elaborati. Come tutti gli stimoli, anche quelli "dolorifici" passano prima il midollo spinale o l'equivalente nucleo discendente del V paio di nervi cranici per il capo, quindi il talamo, dove vengono integrati e smistati.
Una parte, la principale, giunge alla corteccia somatoestesica primaria e crea la base della sensazione.
Un'altra parte si porta nel sistema limbico, dove la sensazione, confrontata con i ricordi (inconsci), influisce sul comportamento e sull'umore.
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Elaborazione di segnali algesici in dolori
Infine questa via si interfaccia con la corteccia prefrontale, e la sensazione dolore assume sfumature comportamentali legate alla personalità.
In un approccio generale a questo contesto si possono riconoscere nel cervello due strutture fondamentali, entrambe coinvolte nella sensazione del dolore:
La corteccia cerebrale: neocortex
Il sistema limbico
La corteccia cerebrale gestisce gli eventi coscienti e cioè:
i processi cognitivi
le attività pianificate
i movimenti intenzionali

I segnali algogeni (come tutti i segnali sensoriali) raggiungono la corteccia tramite il talamo. Dai nuclei Ventro Postero Laterali talamici le informazioni vanno alla corteccia somestesica primaria (area presilviana), dove seguono le integrazioni della sensibilità generale. La percezione cosciente del dolore ha luogo quindi unicamente nella corteccia cerebrale: al 'dolore puro' della corteccia somestetica primaria vengono aggiunte le sfumature emotive da parte della corteccia cerebrale prefrontale
.

Sistema limbico e dolore


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Alterazione del dolore nel sistema limbico
Il sistema limbico è una rete di neuroni che formano anse intorno alla parte interna dell'encefalo, mettendo in connessione l'ipotalamo con la corteccia cerebrale e con altre strutture . Sempre a partire dal talamo, per mezzo delle vie centrali talamo-limbiche, i segnali algogeni raggiungono il sistema limbico, dove vengono elaborati come elementi emotivi e inconsci. Le più importanti stazioni per l'elaborazione dei segnali algogeni sono:
L'ippocampo, che ha un ruolo centrale nella formazione e nell'elaborazione della memoria a breve termine
L'ipotalamo, che controlla fra l'altro l'ipofisi e quindi lo stato ormonale dell'organismo
L'amigdala, che stabilizza l'umore e regola l'aggressività e il comportamento sociale
La proiezione dei segnali algogeni al sistema limbico è la base per l'effetto che ha il dolore sullo stato d'animo (il dolore rende irrequieti e tristi). Tuttavia, il sistema limbico influenza anche la percezione cosciente del dolore (chi è euforico o sotto choc non sente dolore) e viceversa (chi è ipocondriaco o ansioso sente in modo accentuato anche minimi dolori).
Dolore acuto e cronico


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Evoluzione del dolore acuto in dolore cronico
È evidente che il dolore acuto ha una funzione difensiva: evita nuovi stimoli su una parte lesa. Il dolore acuto è un sintomo di una ferita, di una lesione o di una degenerazione organica. L'approccio terapeutico corretto è quello di curare la malattia a monte e di mitigare i dolori con strumenti adatti al dolore acuto. Se un dolore acuto per lungo tempo rimane invariato e/o se le condizioni socio-psicologiche sono alterate, esso si trasforma in dolore cronico. Meccanismi di sensitizzazione periferica e centrale alterano i meccanismi percettivi, creando una condizione percettiva "differente", tale che alcuni bassi stimoli algici vengano interpretati come dolorosi (iperalgesia), oppure stimoli normalmente non dolorosi vengono interpretati come dolorosi (allodinia). Il dolore cronico è quindi una malattia (non un sintomo)! L'inutilità, la differenza, le ridondanza ed il potenziamento delle risposte caratterizzano l'alterazione della trasmissione integrazione dell'informazione dolore. L'approccio terapeutico, pertanto, può essere molto diverso rispetto al dolore acuto, farmaci che modulano le risposte e le relazioni tra neuroni diventano più importanti (antiepilettici, antidepressivi, oppioidi, benzodiazepine).

Modelli di dolore acuto e cronico


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Elaborazione somatica dei dolori acuti e cronici

Nel dolore acuto (nocicettivo) sono maggiormente coinvolti:
nocicettori
riflessi spinali
integrazioni talamiche
corteccia
riflessi e intenzioni corticali
reazioni ormonali
reazioni vegetative
Anche la parte limbica è coinvolta.

Nel dolore cronico invece gli stessi elementi funzionano in maniera "diversa", fenomeni di sensitizzazione, lo sprouting neuronale (la neoformazione di sinapsi), riarrangiamenti dell'anatomia e della fisiologia recettoriale, portano ad un funzionamento anomalo, tale che non viene più sentito dal sistema come "self", e viene interpretato il "rumore di fondo" patologicamente amplificato come dolore.
Il dolore percepito è come quello acuto (risultato indistinguibile) e anche le reazioni ormonali e vegetative: in questo caso, però, al dolore si aggiungono grande irrequietezza e tristezza.

Reazioni ai segnali nervosi algogeni


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Reazioni ai segnali algogeni
Si capisce che il dolore, sia acuto (nocicettivo, sintomatico) che cronico (patologico) è da evitare.
Come illustra il grafico accanto, le reazioni ai segnali algogeni sono molteplici: riflessi motori, reazioni neurovegetative, ormonali e immunitarie, fino alle reazioni di carattere psichico e sociale. Tutte queste reazioni fanno parte di circuiti di regolazione sistemica.

Nocicettori, trasmissione dei segnali


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Tipi di nocicettori
I Nocicettori sono neuroni con "terminali liberi". I "terminali" (ma sarebbe meglio dire "iniziali") si trovano ovunque nel tessuto connettivo lasso, in particolare nei tessuti connettivi dermici, mucotici, viscerali, vasali e di cute ossea (periostio). È sbagliato pensare che le sensazioni dolorose siano create esclusivamente dai nocicettori.
Esistono infatti Nocicettori Specifici che rispondono a stimoli sopra soglia dolorosi, e neuroni ad ampio range dinamico che rispondono a stimoli polivalenti (recettori meccanotermici). Questi ultimi esistono in stretta vicinanza con altri neuroni sensoriali, di tatto, di temperatura e di vibrazione, e sono raggruppati negli stessi nervi e gangli. Nel loro percorso dalla periferia al midollo e fino alla corteccia cerebrale sono concatenati tra di loro, per produrre alla fine una sensazione più o meno chiara. Non esiste un percorso netto di segnali solo nocicettivi.
Pare che i nocicettori forniscano segnali anche per stimoli fisici (pressione, trazione, temperatura) e stimoli chimici (acidità, alcalinicità esagerati).
Si distinguono due classi diverse di fibre nocicettive:
Fibre C
Fibre A-delta

le fibre A-delta sono ben mielinizzate e a conduzione rapida, mentre le fibre C (non mielinizzate) sono a conduzione lenta. Si riesce a distinguere coscientemente il tipo di fibra dal tipo di dolore: dopo uno stimolo doloroso la prima sensazione è chiara, pungente, acuta, superficiale mentre la seconda (più tardi) è ottusa duratura e profonda.

Nocicettori e sostanze


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Neurotrasmettitori intorno alle sinapsi spinali
La trasmissione dei segnali potenziali di un neurone nocicettivo viene operata tramite glutammato-peptidi con la mediazione di calcio (Ca), che aprono i cancelli del Sodio / Potassio (Na / K), il che provoca la depolarizzazione del neurone successivo. Gli oppioidi (come la morfina) inibiscono questo processo.

Dolore cronico



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Regolazione spinale del dolore
La regolazione spinale di un segnale algogeno è complessa: un segnale riflesso torna immediatamente agli organi prossimi alla fonte del segnale algogeno (ghiandole, muscoli vasali, viscerali e locomotori). Nello stesso tempo il segnale attraverso il midollo (neurone afferente) giunge nel cervello dove viene integrato, controllato ed elaborato. La risposta torna lungo un neurone efferente al relativo interneurone e (in base alla 'decisione' del cervello) amplifica o smorza la risposta nel neurone attivato.
Il primo riflesso è dunque una risposta pronta e incondizionata. Poi la risposta viene corretta secondo il "parere" del cervello e può essere amplificata fino al panico o smorzata fino alla letargia.

Cronicizzazione


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Tipi di cronicizzazione del dolore

Fisiologicamente il dolore cronico si basa su diversi aspetti noti e forse su altri ancora ignoti:
cronicizzazione periferica
cronicizzazione spinale
sensibilizzazione percettiva

La cronicizzazione del dolore è un grande problema terapeutico. Si parla di "dolori cronici" o di "malattia del dolore" quando il dolore persiste per più di 6 mesi (altri autori parlano di sei settimane). In realtà il fattore temporale può assumere importanza diversa e personale.
Fino a oggi si conoscono diversi meccanismi che sono coinvolti nella patogenesi del dolore cronico:
I neuroni nocicettivi dopo un certo periodo di stimolo nocivo persistente modificano la comformazione ed il numero dei propri recettori*
La persistenza degli stimoli nei primi neuroni afferenti causa delle variazioni metaboliche, che tengono aperti i canali di trasmissione nei neuroni spinali.
Nel sistema i neuroni coinvolti formano nuovi dendriti (sprouting): dove c'era un sentiero di trasmissione, si crea per così dire un'autostrada o anche ingorghi caotici.
Il processo fisiologico sembra essere simile a quello della cronicizzazione spinale e si parla quindi di sensibilizzazione percettiva.

Cronicizzazione periferica


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Mediatori immunitari e sostanze algostimolanti
Nella cronicizzazione periferica viene mantenuta l'infiammazione per il circolo vizioso dei mediatori immunitari a partire dai neuroni nocicettori ( p.es. sostanza P) => sostanze algostimolanti dal sistema immunitario (p.es. istamina)! Per interrompere questo circolo occorrono antiinfiammatori come il Cortisone oppure Enzimi proteolitici. L'istamina (un ormone tessutale liberato dalle cellule immunitarie) induce la produzione e secrezione di "sostanza P", la quale è il messaggero che spinge i vasi capillari a dilatarsi e ad aumentare la duttilità (edemi).

Cronicizzazione spinale


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Cronicizzazione del dolore nei neuroni spinali
Normalmente i segnali nocicettivi arrivano tramite fibre Ad e C nel bottone sinaptico e liberano glutammato. Il glutammato apre dei recettori AMPA e NMDA. Tramite i recettori AMPA entra sodio Na+ nel neurone del corno dorsale e lo depolarizza. I ricettori NMDA rimangono "bloccati" per la presenza di magnesio Mg+. Se dei dolori persistono a lungo, il potenziale elettrico medio del neurone si abbassa. Questo toglie il blocco di Mg nei recettori NMDA e lascia entrare calcio Ca2+ nel neurone, il che induce una serie di processi:
attiva la proteinkinasi (enzima) che lega fosforo P ai ricettori AMPA: facilita il passaggio di Na
favorisce l'espressione di alcuni geni e la produzione di proteine (CREB, IEG), le quali funzioni non sono ancora chiarite
in casi estremi induce la morte cellulare per apoptosi o necrosi
Se ci sono abbastanza recettori AMPA fosforilizzati e le modifiche cellulari sono rilevanti, il dolore diventa cronico anche senza la presenza di stimoli dai neuroni nocicettivi.

Cronicizzazione limbica


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Cronicizzazione limbica: crescita di dendriti
Stessi meccanismi possono espletarsi nella corteccia emotiva (archi e paleo cortex)
La plasticità dei dendriti. Dove passano parecchi segnali in continuazione crescono dei dendriti nuovi e il sentiero man mano diventa un'autostrada: il soggetto diventa fisiologicamente ipersensibile ai segnali dolorifici e iposensibile a tutti gli altri.
Sempre di più il soggetto percepisce tutti segnali arrivanti (di diverso tipo) e prevalentemente quelli dolorifici. Sembra che il processo sia simile alla cronicizzazione spinale.
Questo meccanismo diventa fatale quando altri stimoli frustranti sul piano psicosociale si aggiungono a quelli dolorifici o quando è carente la presenza di stimoli appaganti.

Cause di dolore



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Modello delle cause di dolore

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Modello complessivo delle cause e degli effetti somatici del dolore
Essendo il dolore la punta percepibile di un intero iceberg di processi sottostanti, per lo più inconsci ed enormemente complessi, la ricerca di una "causa" specifica può a volte diventare assai problematica. È chiaro che la complessità dei processi in gioco comporta numerose difficoltà a livello terapeutico, ma a parziale consolazione resta il fatto che proprio grazie a questa complessità sono diverse le possibilità di interventi efficaci.

Bibliografia
John J. Bonica: Il Dolore,Delphino ed. 1992
Howard L. Fields: Il dolore: meccanismi di insorgenza e trattamento terapeutico ,McGraw Hills 1988
Sampson Lipton: La terapia del dolore nella pratica clinica
Ercolani, Mauro: 'Il dolore come espressione di disagio psicologico"',in Rossi N. "Psicologia Clinica per le professioni sanitarie" Il Mulino 2004
Albe-Fessard D., Giamberardino M. A.: Dolore. Meccanismi di insorgenza e di controllo, Masson 1997
Stecco, Luigi: Dolore e le sequenze neuro-mio-fasciali, Nuova IPSA 1991
Treede R.D.: Peripheral acute pain mechanism In: Ann.Med.27, 213-216 (1995)
Treede R.D. et al.: The cortical representation of pain In: Pain 79, 105-111 (1999)
Jönig, W., McLachlan E.M.: Neurobiology of the autonomic nervous system In: Autonomic failure, 4. ed. 3-15, Oxford University Press, Oxford 1999
Flor H.: Psychophysiological assessment of the cronic pain patient In: Handbook of pain assessment 2. ed. Guilford, New York
Zenz, Jurna (Hsgb.): Lehrbuch der Schmerztherapie, ISBN 3-8047-1805-1 WVGmbH 2001
Albert v. H.H.: Neurologische Schmerzsyndrome, In: Frösche, W. (Hsgb.): Lehrbuch der Neurologie, ISBN 3-8289-1934-0, de Gruyter 2004
Ercolani Mauro, Pasquini Laura "La percezione del dolore" Il Mulino,2007
Ercolani Mauro, "Malati di dolore: Aspetti medici e psicologici del paziente con dolore cronico" Zanichelli 1997

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Sprouting (="gemmazione" delle terminazioni nervose) • VULVODINIA.INFO Empty Neuroplasticità • VULVODINIA.INFO

Mar 02 Nov 2010, 20:44
NEUROPLASTICITÀ

Concetto di recente introduzione nelle neuroscienze, che indica la capacità del sistema nervoso di modificare la sua struttura in risposta a una varietà di fattori intrinseci o estrinseci. In altri termini, il SNC sarebbe dotato di capacità di adattamento a situazioni patogene, come lo stroke o i traumi, mediante:1. La modificazione dei rapporti sinaptici con l’utilizzo di nuove connessioni o connessioni prima inattive (fenomeno dello sprouting). Sprouting è un termine inglese, traducibile in italiano con “gemmazione” o “germogliazione”, indicante il fenomeno di sviluppo ramificato assonale, derivato dall’innervazione terminale o dalla placca motoria terminale di parti di unità motorie contigue al muscolo denervato. Lo sprouting avviene come processo naturale dello sviluppo intramuscolare del nervo ed è tipico degli effetti potenziali della plasticità neuronale. Nelle prime fasi dello sviluppo vi è un eccesso di terminali nervosi per fibra muscolare. Numerose ramificazioni poi degenerano per dar luogo al rapporto fibra nervosa-fibra muscolare dell’adulto. Lo sprouting avviene se una fibra nervosa normale è situata in prossimità della fibra nervosa in fase degenerativa. Il nervo degenerante induce uno sprouting nodale nei neuroni sopravvissuti, poiché la fibra nervosa normale emette numerosi sprouting collaterali lungo il suo corso. I meccanismi molecolari sottostanti i processi di sprouting assonale non sono chiari. Alcuni autori ritengono che la rigenerazione assonale sia mediata dal rilascio di un fattore stimolante da parte dei neuroni degeneranti, mentre altri hanno postulato una reazione alla diminuzione nel trasporto retrogrado di fattori neurotrofici dall’organo terminale 2. L’attivazione di aree potenzialmente in grado di assumere funzione vicaria 3. L’assunzione di funzioni suppletive da parte di strutture indenni.Tutti questi fenomeni sono oggetto di controversie e discussione.
Fonte
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